Lesson 1 : la spesa - cosa e dove comprare
Negentropia infine si potrebbe anche definire l'arte dell'ottenere il miglior risultato con il minimo "consumo" o spreco.
Allora, poichè l'arte culinaria inizia dalla "spesa" affrontiamo col giusto piglio questo argomento.
Stagionalità dei prodotti
La stagionalità dei prodotti implica che per la loro produzione non v'è bisogno di tutti quegli apporti occorrenti ad avere un prodotto estivo anche in inverno. Ecco quindi che l'acquisto di prodotti di stagione manifesta un atteggiamento corretto sia relativamente ai metodi di produzione che rispetto al rapporto con la "natura", un rapporto di rispetto sempre garanzia di atteggiamento positivo ed ecoresponsabile.
Il mercato offre anche prodotti fuori stagione provenienti però da altri luoghi lontani per poterci far mangiare ad esempio fragole a gennaio. L'acquisto di questi prodotti implica il "lungo trasporto". Siamo sicuri di volerci togliere lo sfizio di un frutto fuori stagione al costo di tanti kilometri? E' ìun atteggiamento saggio?
Non credo lo sia, saggio è mangiare prodotti di stagione possibilmente locali, anche per i seguenti motivi:
Tutela della biodiversità alimentare
La globalizzazione sta uccidendo le "forme caratteristiche" dei popoli rendendoli tutti eguali ed assimilabili, in questo caso la globalizzazione alimentare sopprime ogni prodotto tipico delle singole località, deile singole comunità ponendone i prodotti che le identificano fuori da ogni mercato uccidento quasi le "identità culturali".
Naturalità
Noi siamo quello che mangiamo, beviamo e respiriamo, il cibo subito dopo essere stato ingerito diventa parte di noi stessi, noi siamo il cibo che mangiamo.
Allora dobbiamo porci il problema di cosa ci sia nel cibo. In questo forse l'unica certezza è che nei prodotti industriali o comunque provenienti da lontano, dal mercato "globale" c'è sicuramente qualcosa che ne garantisca la pezzatura, la bellezza, la conservazione e quant'altro affinche ogni singolo prodotto sia esente da difetti sia eguale all'altro e sia invitante all'occhio. Per ottenere ciò l'industria e la grande distribuzione si sono dotati di mezzi che mi limito a definire "poco naturali". A volte probabilmente dannosi magari man mano che si crea l'accumulo di sostanze nocive nel nostro corpo. Spesso mi domando quanti conservanti il mio corpo abbia accumulato nel tempo. La produzione cosiddetta "locale" soffre sicuramente molto meno questo tipo di interventi, frutti e verdure con pezzature diverse o con qualche difetto sono ad esempio il segno di una coltivazione "naturale"
e non credo di sbagliare nel definirla più "salubre".
Discorso simile può essere fatto per certi allevamenti, ad esempio quelli dei pesci che magari sono nutriti con farine animali o vegetali lontane dalla propria alimentazione naturale.
Val la pena ricordare che gli allevamenti più sono grandi e maggiormente sono soggetti a cure "mediche" preventive, classico è l'uso di antibiotici
Le risorse impiegate per ottenere cibi fuori stagione, i carburanti impiegati per avere a disposizione cibi di "altro mondo", le sostanze chimiche impiegate per aver cibi perfetti e durevoli nel tempo, i medicinali impiegati per prevenire malattie o per tenere lontani gli insetti, le identità culturali e le biodiversità che si vanno perdendo ecc.. tutte assieme formano un pacchetto "entropico" ovvero un insieme di fattori che l'uomo è poi chiamato a "compensare", ad esempio mettendo in atto operazioni a tutela delle popolazioni o dell'ambiente oppure richiedendo al proprio corpo azioni necessarie a compensare l'ingestione di sostanze nocive.
Differentemente l'acquisto di prodotti "naturali" e "locali" si configura come un atteggiamento "negentropico", ovvero una scelta che implica un assai minore intervento compensativo dei fattori negativi "entropici" precedentemente portati ad esempio.
Un esempio chiarificatore potrebbe essere questo:
Se non uso prodotti con conservanti, non obbligherò il mio corpo a doverne annullare gli effetti negativi.
Non ce ne rendiamo conto, ma il nostro corpo quotidianamente è chiamato a combattere gli effetti negativi di ciò che assumiamo.
Mangiamo sano e naturale ed il nostro corpo lavorerà di meno.
Manteniamo vive quotidianamente le biodiversità e non avremo bisogno di organizzare sagre e quant'altro a tutela di identità in via d'estinzione.
Dove comprare
A questa domanda si risponda in base a quanto detto sopra. In linea generale possiamo dire che i supermercati sono lo strumento commerciale di produzioni industriali mentre i mercati rionali ospitano certamente anche piccoli produttori che vendono in proprio e risentono maggiormente della "stagionalità" di quanto ne risentano i supermerkets.
Ognuno potrà rispondere nel miglior modo possibile esaminando la realtà nella quale vive, ovvero le opportunità d'acquisto che ha a propria portata di mano. Alcuni avranno la possibilità di acquistare direttamente dal coltivatore o dall'allevatore cibi freschi e carni di bestie allevate allo stato brado, oppure polli allevati liberi a terra ecc... Un poco di attenzione può dare dei buoni risultati.